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08 October 2013

Civiltà all'italiana

Quando per la prima volta sono venuta a Bologna, anni fa, ed iniziavo a farmi capire in italiano, le domande erano le tipiche che si pongono sicuramente ad ogni studente erasmus: Come ti chiami? Cosa studi? Di dove sei? Rispondendo a quest'ultima, quasi invariabilmente il dire ”Danimarca” veniva seguito da un'altra domanda ancora: lì al nord sono più civili, non è così?

Da buon'antropologa non capivo proprio la domanda, perchè sentivo la parola 'civile' nel suo senso scientifico; esseri umani si organizzano insieme, vivono insieme in gruppi più grandi di un certo minimo, c'è un certo livello di organizzazione, magari uno stato, ma forse anche no. Nei nostri tempi difficilmente si trovano umani che non vivono in civilizzazioni in una forma o altra, perciò siamo tutti civili. O no?

28 January 2013

Language as exclusionary practice


The language you speak defines who will understand you. So you speak the language you think serves better to make yourself understood in any given context. Seems like a no-brainer, right? But sometimes you probably also choose a language in order to not be understood, by whoever is the excluded one in the group. It's the dynamics of this that I would like to dig into today.