08 October 2013

Civiltà all'italiana

Quando per la prima volta sono venuta a Bologna, anni fa, ed iniziavo a farmi capire in italiano, le domande erano le tipiche che si pongono sicuramente ad ogni studente erasmus: Come ti chiami? Cosa studi? Di dove sei? Rispondendo a quest'ultima, quasi invariabilmente il dire ”Danimarca” veniva seguito da un'altra domanda ancora: lì al nord sono più civili, non è così?

Da buon'antropologa non capivo proprio la domanda, perchè sentivo la parola 'civile' nel suo senso scientifico; esseri umani si organizzano insieme, vivono insieme in gruppi più grandi di un certo minimo, c'è un certo livello di organizzazione, magari uno stato, ma forse anche no. Nei nostri tempi difficilmente si trovano umani che non vivono in civilizzazioni in una forma o altra, perciò siamo tutti civili. O no?

Certamente i miei interlocutori non utilizzavano la parola così, come ho subito scoperto al rispondere ”non so, in che senso?” Perchè si trattava di qualcos'altro; se là si paga sempre il biglietto sull'autobus, se non si lasciano mai i rifiuti per strada? Sempre da buon'antropologa mi negavo a fare dei giudizi di quel tipo, anche se capivo a cosa accenassero. Non soddisfatti dalle mie ”eh, non credo si possa comparare così”, la gente smetteva di domandarmi. Un mio amico danese mi diceva: ”comunque sai cosa vogliono dire.” Forse forse, ma la domanda rimasta con me come più interessante è la seguente: cos'è questa civiltà, e perchè è così importante per loro?

Ovviamente questo è un tema su cui si potrebbero scrivere dei libri, studiarlo per anni, e non arrivare mai a una conclusione soddisfacente. Comunque vorrei per ora dare dei suggerimenti su come si potrebbe cercare una risposta, o almeno pensarne di più. Non intendo sottoporvi a un tour de force su cosa penso personalmente della civiltà o meno della società italiana, perchè anche se mi fosse permesso parlarne, tanto legalmente quanto eticamente, la mia opinione come tale non è particolarmente interessante. Invece mi interessa capire come gli italiani stessi capiscono il concetto. Insomma, cosa significa per un italiano l'essere civile o meno?

Per iniziare, dovrei dare spazio al dubbio che magari semplicemente la parola significa qualcosa di diverso in italiano che in danese, ed è da questo che sorge la confusione. Quello però so già che non è il caso; anche in danese civiltà significa comportarsi bene, non ammazzarsi a vicenda, queste cose – non soltanto una struttura avanzata della società. Avere una società che funziona per il bene della maggioranza, insomma. Semplicemente in quel paese non è una preoccupazione quotidiana; anche se magari ci sono dei problemi raramente ci si preoccupa del corrispondere o meno a una definizione più o meno arbitraria per essere considerati parte del gruppo di paesi 'civilizzati'. Poi tornerò anche a trattare brevemente di chi sarebbero allora i paesi non civilizzati, che è la domanda ovvia che poi viene in mente.

Come illustrazione dell'idea di civiltà ho già dato l'esempio di ”si paga il biglietto sull'autobus?” Non ho statistiche sul fenomeno, e forse quello non è neanche molto interessante, solo il fatto che si percepisce come qualcosa che di solito non si fa in Italia. È però un po' sfuggente la definizione di comportamenti con questo metodo; magari il non pagare il biglietto per il trasporto pubblico non si tratta di civiltà ma di altre cose. Potrebbe anche trattarsi di non voler pagare per qualcosa che non funziona, per esempio. O non voler sovvenzionare lo stato al di là delle tasse già pagate, o pensare che dovrebb'essere gratuito comunque il trasporto pubblico – che ne so. Definizione definitiva di civiltà non lo chiamerei.

Una cosa che però mi è chiara è questa: Pulizia è civiltà. La foto in sú è della Liguria, in un posto un po' fuori di Genova. Ne ho visto anche a Sitges (ammetto che è in Catalunya e non in Italia, ma l'idea c'è), e spesso ci sono note sui muri qui che vanno nella stessa direzione: bisogna essere puliti, perché se no, non saremmo civili.

Questa settimana stessa ho sentito dire da un politico italiano (in ambito pubblico) che ”non può essere vero che in un paese che vuole dirsi civilizzato” non ci siano treni ad alta velocità per tutte le regioni al sud di Salerno. Non voglio entrare nella discussione sui TAV, e forse avrei anche delle altre idee per le priorità dell'infrastruttura italiana, ma non è compito mio parlarne. Quello che invece posso dire, è: i TAV sono percepiti come qualcosa di 'moderno' rispetto ai treni regionali, vecchi e lenti.

Poi c'è la questione della corruzione. Si stima che il 21% dell'economia italiana è in nero. Non lo so, coi numeri non discuto, ma è un esempio che mi pongono; là tutti pagano le loro tasse, non è così? Boh, forse. Il non fare cose che si definiscono illegali evidentemente mostra anche quanto civili si è.

Dunque, cos'è la civiltà? Riassumo: Civiltà è pulizia, civiltà è comportamento sociale, civiltà è legaltà. Civiltà è modernità.

Quest'ultimo mi porta alla seconda parte della domanda. Perchè è così importante per gli italiani?

Io vedo l'idea di civiltà come una parte centrale dell'auto-percezione italiana, sopprattutto se si vede in connessione con la modernità.

Nello scrivere la mia tesi di laurea, toccavo tra l'altro su quest'identità nazionale italiana. (Anche se non mi convince in particolare l'idea di nazionalità, in questo caso trovo adatto utilizzare il termine perchè il fenomeno è ristretto all'Italia come paese-stato, e fa parte dell'identità che si è coscientemente cercato di creare da quando si è unita l'Italia.) L'argomento era che per capire gli italiani, o meglio detto, capire come loro si capiscono, sopprattutto in confronto con stranieri, bisogna capire come si capiscono in confronto tanto all'Europa come all'Africa. Qui non c'entrano i posti geografici reali, soltanto l'idea dei posti. Cosa si immagina un italiano quando dice la parola Africa? Ed Europa? Magari qui è il posto rilevante per tornare a dire: chi sono quelli non civilizzati, con cui non vuole essere comparata l'Italia? Pensateci un po'.

Non è un segreto che ci sono grandi differenze interne in Italia, sopprattutto tra nord e sud, per dirlo in un modo un po' crudo, anche se ovviamente è più complessa la cosa. Basandomi tra l'altro sul modo di parlare, e i termini utilizzati per le persone, trovavo similarità notevoli tra il modo di vedere gli immigrati di ora e gli italiani del sud del paese che si spostavano verso il nord negli anni 50 e anche dopo. (Ovviamente solo gli immigrati provenienti da paesi nel sud globale, sugli inglesi non si pensava nè si pensa ora un granché.) Tutti erano e sono: non-civili, sporchi, criminali, ecc. C'entrano poco le persone reali, che magari non sono così; dire che lo sono è un modo di distanziarsi da loro, e di distanziarsi da quelli non civili, di definire il proprio gruppo etnico come qualcosa in particolare e positivo. Dico: Nel nord d'Italia si cercava di identificarsi come una parte di Europa, di essere moderni, perchè l'Europa è modernità. Forse ora non solo il nord, ma tutto il paese. L'ossessione con la civiltà rivela una profonda ambiguità nella relazione con Europa; siamo davvero uno di loro, facciamo parte di loro?

Ovviamente non pretendo di aver scoperto con questo la spiegazione completa per ogni problema in Italia, però a grandi linee oso dire questo: come gli italiani vedono il nord e sud rispettivo del paese va messo in rapporto con come capiscono i continenti verso il nord ed il sud dell'Italia. Si vedano qui i leghisti che dicevano che l'unificazione d'Italia era realmente il tagliare una parte di Africa. L'unificazione ha portato al risultato che gli italiani abbiano allo stesso tempo paura di essere percepiti come ”africani”* e voglia di provare che realmente sono europei – perché c'è quel dubbio profondo su chi sono.

C'è un video, ”Italia e Europa” di Bruno Bozzetto, che gira sul web da parecchi anni, confrontando un'idea dell'Italia, nel bene e nel male, con una di un'Europa generica – che non si capisce bene chi o cosa sia, ma comunque italiana non è, civilizzata invece sì. (E divertente il video è, senza contare cosa se ne pensa del suo messaggio, se ce n'è.) Gli europei sono dunque più civili degli italiani; per fare parte del gruppo europeo, bisogna essere civili. La premessa non detta è: l'essere europei e moderni è una buona cosa. L'ossessione italiana con la civiltà forse si deve a questo: è un modo simbolico per dire: ”anche noi vogliamo essere europei”.


* Forse va bene qui sottolineare che non vedo assolutamente niente di male con essere africano o non esserlo, e mancherebbe comunque una definizione del concetto che non credo esista. Trattando di immaginari della mente collettiva perde significato quello che alcuni chiamerebbero realtà, la vita pratica della gente, e solo si conta con ciò che si dice tra gente in quotidianità. Africa come posto reale per lo scopo presente non c'entra, forse anche purtroppo, visto che la vita di persone concrete può a volte aiutare a svegliare un po' quelli che ne avrebbero bisogno.

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