14 June 2015

”Mi lascia in pace, per favore”: la città di Roma

Uno dei posti dove mi è toccata vivere è Roma. Quella città vecchia e bellisima. A molti piace, a me invece... Di solito la chiamo una città per turisti e politici, e dico che per il resto della gente la cosa è più complicata.

Quando dico che la città è per turisti e politici parlo principalmente in termini di infrastruttura. I mezzi pubblici funzionano meglio nelle parti dove ci sono le maggiori attrazioni turistiche, e nel resto della città devi semplicemente aspettare (e sperare) che venga l'autobus in qualche momento in un futuro indefinito. Se esistono davvero orari per i bus e tram non sono messi dove si possano trovare per esseri mortali. Se non hai la macchina privata (come per esempio ce l'ha un politico), facilmente aspetti un'ora per un tram che in teoria dovrebbe venire ogni 5 minuti... (full disclosure: io me ne sono sempre andata dopo i primi 50 minuti, rifiuto per principio aspettare un'ora intera per un mezzo pubblico in ritardo). Poi le strade sono spesso un disastro, con buchi dappertutto e macchine parcheggiate in qualsiasi spazio libero. (Ammeso, quest'ultimo va per tutta la città, tanto centro come periferia.)

E vabbè. Forse è un dettaglio, quello dell'infrastruttura. Una cosa che invece non considero un dettaglio è il modo in cui devo comportarmi come donna per riuscire a muovermi per la città senza molestie, stradali ed altro. Ho vissuto in vari posti, ma Roma è l'unica città europea dove ho dovuto costantemente cambiare la mia strada per arrivare a casa con qualche minima sensazione di sicurezza. (Forse le gambe rasurate hanno fanno una differenza, come ho scherzato una volta, ma non lo credo in verità).

C'erano sempre gli sguardi. Quando camminavo, ma sopratutto sul tram. I ”ciao bella” ed altri commenti, anche in momenti più inaspettati. Gli uomini che leggermente mi tocavano le braccia quando passavano. Quel tipo che mi faceva delle foto mentre stavo sul bus, fregandosi se io lo notassi o meno. Non ogni santo giorno, e non ogni santa volta che prendevo un autobus, ma sufficiente perché non mi sentissi sicura di cosa potrebbe accadere la prossima volta. C'era la donna picchiata che ho incontrato quando tornavo da lezione di russo, alle nove di sera un lunedì qualsiasi su Via Flaminia, minding my own business, ed eccola. Hanno chiamato un'ambulanzia per lei, per la mia fiducia nella città non c'era remedio, solo uomini sconosciuti che volevano parlarmi quando passavo per quella via.

È iniziato presto. Appena ero arrivata a Roma per la prima volta in otto anni, dovevo camminare da Roma Tuscolana fino a Termini durante la notte (quello era la mia propria colpa, mi ero fidata nella presunta stabilità e fidabilità dei treni; avrei dovuto sapere che si deve sempre avere un plan B). Arrivata alla zona dietro Termini erano spente le luci stradali, perché ovviamente sì, e un tipo lo trova un buon momento per dirmi buona sera e fare conversa. (Pro-tip: generalmente no, a mezzanotte ancora di meno.)

Ho sentito paura, ma niente è succeso. In un altro viaggio, con bus stavolta, invece sì è succeso qualcosa. Dopo ore passate a Porta di Roma la settimana prima di natale, in un bus completamente pieno di gente, mi è succeso uno di quei frotteur che sfregano i genitali su soggetti non consenzienti – in questo caso particolare: io. In verità erano due. Sullo stesso bus. (Succede solo a me!) Il primo si è tolto subito quando gli ho dato il gomito nella pancia, il secondo è stato più persistente, durante i dieci minuti più lunghi della mia vita del mio tempo a Roma. Quando sono scappata a una sedia ha addiritura provato a fare small-talk con me. Mi lascia in pace, per favore!

Quando sono tornata a Roma dopo alcuni mesi senza molestie stradali, sono passati meno di 15 minuti da quando sono scesa dall'aerobus a Termini a quando il primo tizio ha iniziato con ”ciao bella ecc. ecc.” No, ma scusa, vaffanculo!

Ogni volta che è succeso una cosa del genere, ne ho parlato. Credo fermamente nella necessità di parlarne, di raccontarne, di far capire che succede e che sia importante. Le donne forse dicono qualcosa dello stile ”strano, a me non succede-- ok, c'era quella volta che un tipo mi faceva delle foto quando ero nel parco, infatti era molto sgradevole...”, ma la maggioranza dice ”eh, sì, lo so, a me succede soprattutto quando...”. Gli uomini, invece... ”Ma non credi che lo interpreti troppo?” oppure ”Non può essere, non è mai succeso a me, e nemmeno l'ho visto succedere” sono solite risposte. Alcuni dicono per lo meno ”Ti credo. Anche se non l'ho mai visto succedere, ti credo”.

Non vi racconto queste storie per chiedere simpatia. Simpatia non mi serve. Sono arrabiata. Profondamente arrabiata. Non può essere vero che come donna non si possa camminare da sola per strada o prendere un bus senza essere molestata in una capitale europea che vuole chiamarsi civilizzata. E, ok, parlo di Roma in specifico, ma parlo anche del resto d'Italia, del resto d'Europa, del resto del mondo. Non può essere vero.

Non c'è altro da dire, non intendo neanche fare argomenti al riguardo, semplicemente non può essere vero che sia così. Possiamo fare di meglio.

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