Prima
di tutto – ciao! Benvenuti al mio primo post in italiano. Vi prego
di avere pazienza con la mia grammatica sicuramente non sempre del
tutto perfetta, mentre affronto la sfida di esprimermi anche in
questa lingua.
Comunque.
Oggi vi vorrei parlare della burocrazia. Sapete, quella cosa dove si
deve andare da un ufficio all'altro, poi all'altro e all'altro, per
avere tutti tipi di documenti compilati e firmati e poi portati in un
altro posto, e ci si mette tutto il giorno, e spesso non e' mai
completamente chiaro quale sarebbe lo scopo di tutto questo.
Per
cominciare vorrei condividere con voi questa perla che ho
recentemente riscoperto su youtube: “Asterix e le 12 fatiche”,
una delle quali e' una “formalita' burocratica”, cioe' avere il
lasciapassare A 38.
Vi
prego di guardare la clip (il video e' in inglese, siccome nella
versione italiana avevano tagliato questa prova nel mezzo. Ma siete
cosmopoliti, ce la farete! ;)) e poi seguirmi in un'esplorazione
della burocrazia e, cosa piu' interessante, di come la gente reagisce
ad essa. Come ne parliamo, e come reagiamo alle sfide burocratiche?
E' questo un rispecchio di come reagiamo alla societa' in altri
contesti?
Cerchero'
di fare un confronto tra la Danimarca (quel paese delle meraviglie) e
l'Italia, famigerata per la sua burocrazia. Portero' anche esempi di
altri posti, nei casi dove questi si mostrassero interessanti.
Ci
sono varie cose da notare nella clip di Asterix. Innanzitutto, c'e'
una manifestazione particolare di burocrazia: non e' chiaro come
avere cosa, e non c'e' nessuna informazione generale, devi cercare
questa un pezzo alla volta. Quello che di piu' mi interessa, pero',
e' la reazione della gente. Visitatori precedenti sono presenti
all'inizio del clip, diventati completamente matti, e dopo un po',
anche Obelix perde la testa e va saltando per l'edificio. Da notare
come Asterix, invece, combatte il sistema con le sue stesse armi e lo
aggira.
Certo
che e' un fumetto, percio' non bisogna prenderlo troppo sul serio,
pero' mai un fumetto senza un briciolo di verita' (almeno non quando
si tratta di Asterix!). Quello che mi interessa nel contesto e' la
reazione della gente alla burocrazia – c'e' una correlazione con la
forma di burocrazia, e ha la loro reazione un'influenza sul
funzionamento della suddetta burocrazia?
Inizio
con un po' di etimologia, cosi' per essere corretti. Burocrazia vuol
dire, letteralmente, il “potere degli uffici”. E' stata inventata con
l'intenzione di creare un sistema impersonale e imparziale,
indipendente da relazioni personali. E' una bella teoria, le teorie
spesso lo sono, ma mi interessero' di piu' per la sua attuazione
pratica.
Tipi di burocrazia
Ci
sono diverse varianti dell'esecuzione della burocrazia. Nella forma
piu' semplice devi firmare qualche documento e ti si risolve quello
che volevi. In un caso minimamente piu' complesso vai su una pagina
web, carichi la documentazione richiesta e firmi con un codice
personale (bella la Danimarca.. troppo bella!). Poi le cose si vanno
complicando, fino ad arrivare a un punto dove devi andare in 8 uffici
per una sola firma, senza contare i giri che fai invano a causa di
informazioni scorrette.
Un
paio di esempi europei, di seconda mano:
Germania:
Mi racconta una fonte credibile che i tedeschi utilizzano la frase
“Passierschein A38” per indicare che una cosa e' burocraticamente
complicata oltre tutta ragione. P.es. se si deve andare in piu' di
due uffici per qualcosa. Ho una sensazione che la' non sia troppo
complicata la cosa.
Inghilterra:
Gli inglesi hanno formulari e fogli da riempire per ogni cosetta, ma
questo non sembra infastidirli. La cosa funziona e percio' non sembra
un problema. Sembra esserci anche un forte elemento di fiducia nelle
autorita'.
Tipi di approccio
Gli
approcci si possono dividere in due tipi: quello che si dice della
burocrazia in generale, e poi, come ci si comporta faccia a faccia col
personale amministrativo.
Mi
sembra essere un caso generale dire che la burocrazia “rompe le
scatole!” L'unica differenza sostanziale che vedo e' il grado di
burocrazia richiesta prima di lamentarsi.
In
Danimarca, se non funziona la pagina web, imprechiamo e riproviamo.
Se ancora non funziona, imprechiamo un po' di piu' e inviamo
un'email.
In
Catalunya si puo' dire “tinc burocracia” (ho burocrazia),
ed e' una scusa perfettamente accettabile per non avere la
possibilita' di fare altro che andare in uffici tutto il giorno.
Tutti ti fanno sguardi comprensivi, ti scusano la stanchezza, e vi
lamentate insieme e scambiate storie, affermando che in Spagna niente
funziona.
In
Italia, un mio professore, riguardo un sistema di voti universitari
particolarmente ridicolo, ha commentato di non possedere l'“habitus
burocraticus”
necessario per far funzionare tale sistema, e di nuovo gli sguardi
comprensivi, anche se mischiati con nervosismo preesame – era da 4
ore che aspettavamo in corridoio, siccome non c'era spazio nell'aula
a causa d'un errore nel sistema burocratico... (Io ci stavo al
riferimento a Bourdieu.. professore favorito <3)
Adesso,
piu' interessante, come reagisce la gente di fronte al personale?
Quando sei in ufficio e ti fanno fare giri – cosa fai?
“Adesso
vediamo.”
Noi
danesi ci lamentiamo. E' il nostro sport nazionale. (Credetemi. Se mi
lamento e' per quello, non prendermi troppo sul serio.) Ma quando si
tratta di burocrazia.. ce la prendiamo abbastanza con tranquillita'.
Io ho visto qui gente far la coda per arrivare al posto dove si
prende il numero per fare la coda, senza un lamento. L'unica cosa che
non soddisfaceva era la mancanza di aria condizionata nell'unico
giorno di quell'anno che faceva caldo (e forse ero io l'unica a
lamentarmi di quello). Arrivi allo sportello, ti risolvono la
formalita', oppure ti spiegano cosa devi fare, li ringrazi e torni a
casa, nel secondo caso lamentandoti del sistema, ma sempre sei
cordiale nei confronti pubblici. Sappiamo bene quando e' colpa del
sistema e quando invece e' l'incompetenza del personale. Istinto o
logica? Non saprei. Ma so che trattiamo bene il personale, capiamo
che non e' colpa sua, e se qualcuno fa una scenata proviamo tutti un
certo imbarazzo distanziato. Scenate burocratiche non si fanno!
(Scenate in generale non si fanno, ma quella e' tutta un'altra
storia.)
In
Italia.. vabbè. Per quando possibile, la burocrazia si evita. Mi
sembra la tattica principale. Quando e' inevitabile, ci si prende
tutto il giorno libero, e si spera che basti cosi'. Si aspetta con
pazienza infinita nelle code, si sospira e si prosegue allo sportello
seguente. Si chiede educatamente, “chi e' l'ultimo?”, anche se
poi a volte si prova a saltare la coda quando possibile. (Un po' come
facevano Asterix e Obelix.) Ma alla fine, quasi tutti perdono la
pazienza. Io ho visto gente gridare aspettando per entrare in un
ufficio pubblico a Bologna (uno dove ti daranno un nuovo appuntamento
ed un'altra coda dove aspettare, alla fine la differenza che fa che
salti la coda...), gente che senza esitare sorpassano la coda, senza
rispetto per gli altri poveri in attesa. Puo' essere davvero
esasperante la burocrazia italiana. Durante il mio anno in Italia ho
osservato, ascoltato, pensato, e sono arrivata alla tattica seguente:
"Forme di superare la burocrazia italiana:1. Non accettare un no2. Fare finta di non capire; "come mai non è possibile, non c'è un'altra soluzione?"3. Emozionarsi, p.es. mettersi a piangereSe nessuna cosa funziona:4. Tornare domani; qualcun'altro starà lavorando, e forse è più simpatico/a"
Spesso
funziona questo. Anche gridare nell'ufficio. E' un aspetto spiacevole
del sistema italiano – come funziona dipende da chi sta lavorando
quel giorno in particolare, una cosa che in Danimarca sarebbe
impensabile.
Poi,
c'e' anche l'approccio creativo – dice qualcuno su youtube:
"Un giorno dovrei provare a andare al comune di Milano a richiedere un documento con numero a caso, specificato da circolare con nome a caso per vedere se si inbelinano a cercare in giro.
Vendetta"
Ancora
si aspettano notizie se ha funzionato o meno.
Confronto con la societa' in generale
Adesso
arriviamo al punto dove si fa piu' interessante. Ovviamente c'e' una
relazione fra il modo di funzionamento del sistema e che ne pensa la
gente. Pero', ho una teoria che ci sia anche una relazione fra come
si comporta la gente in queste situazioni e come funziona la societa'
in generale. Cioe', piu' combatti il sistema, piu' difficile sara'
che funzioni.
Mi
spiego.
Come
ho indicato sopra, in Danimarca tutti collaboriamo per queste cose.
Non serve a niente discutere col personale, loro non fanno le regole,
e ti potranno aiutare meglio se tu aiuti loro ad aiutarti; e'
l'atteggiamento generale.
Dai
per scontato che il personale fa quello che deve, il personale da per
scontato che fai quello che puoi per aiutarlo a fare il suo lavoro.
Non importa tanto chi hai di fronte, siamo tutti uguali, e
professionali.
Gli
italiani, invece, almeno per quello che ho visto io, si avvicinano a
qualsiasi tramite burocratico gia' con un po' di scetticismo, e con
un'attitudine di “questa volta non lascero' che mi facciano fare
tanti giri”. Certamente, c'e' una ragione, ma se quest'attitudine
in realta' aiutasse a perpetuare il non-funzionamento?
Affinche'
una qualsiasi burocrazia funzioni ci vuole personale competente e
interessato.
Per
lavorare col pubblico ci vuole pazienza.
E
se ogni santissimo giorno devi avere a che fare con mille utenti che
gia' al salutarti hanno un atteggiamento negativo, ti stanchi, non ce
la fai piu'.
Se
sei stanco, se hai gia' perso tutta speranza nell'umanita', influisce
il tuo modo di lavorare.
Se
non ce la fai piu', gia' al salutare la gente, non vuoi piu'
ascoltarli, volentieri li fai fare giri, magari per non dover avere a
che fare con piu' gente di quella strettamente necessario.
Se
e' quello il modo di funzionare, non fai piu' il lavoro come si
dovrebbe, uguale per tutti, bensi' dipende molto dalla persona che
hai di fronte.
Ti
e' simpatica? Ha l'aria di lasciarsi fare giri? Hai dormito bene
stanotte?
Inizia
il circolo vizioso.
Poi,
quest'approccio, non e' una cosa che lasci appena esci dall'ufficio
del comune, o dove sia. In ogni confronto con qualcosa di ufficiale,
sai cosa ti aspetta, e cerchi di assicurarti che non sarai tu a esser
fatto girare inutilmente.
E
voilà, hai un sistema dove la competenza e l'umore dell'individuo
diventano centrali.
Nel
mio lavoro di helpdesk ho notato una cosa simile. I danesi mi
chiamavano, davano le informazioni che avevano, erano piu' o meno
onesti su cos'era l'errore, perche' certamente io non potrei aiutarli
senza quest'informazione essenziale. Quando mi toccavano spagnoli,
invece, era una lotta far loro spiegare cos'era successo, supponevano
che io non avrei fatto il mio lavoro se non avessero lasciato chiaro
che loro non sarebbero fatti fare giri. Certo, molto dipende dalla
cultura di lavoro interna della compagnia, ma era molto simile a cio'
che notavo all'uscire nel mondo esterno. Ogni spagnolo e catalano lo
riconosceva, e sinceramente – lo stato spagnolo non e' ben
conosciuto per essere imparziale. Lo stato italiano non e' conosciuto
per funzionare.
Poi,
sono antropologa e non posso fare a meno di dirlo – ovviamente non
e' sempre tutto diviso cosi' chiaramente, tutto dipende dal contesto,
dalla situazione ecc. Come mi racconta un collega tedesco, anche in
Germania puo' dipendere molto dall'individuo; se ti capita un
incompente, passi ore, giorni, mesi, per una formalita' burocratica.
Semplicemente non e' la solita storia.
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